Con questo breve scritto si inaugurava, ormai tanti anni fa, la prima pagina di ciò che è oggi il Museo Cibernetico Hirtel. Conteneva quasi tutto ciò che all'epoca era noto sull'azienda: pressoché nulla. Rade esperienze personali, ricordi sparsi, vaghe memorie di quanto letto su riviste cartacee ormai impossibili da reperire. Viene riproposta qui in veste di agile e simpatica monografia introduttiva, una sorta di "come eravamo" che oggi contrasta fortemente con la gran varietà di materiali raccolti grazie alla collaborazione di decine e decine di appassionati e simpatizzati dell'azienda torinese. A tutti loro va ancora una volta il mio caloroso ringraziamento.
Marco
Gilardetti
a Hirtel costruzioni elettroniche S.P.A. di Torino fu un'azienda che seppe distinguersi nel novero delle imprese italiane impegnate nel settore dell'Alta Fedeltà audio. Il suo nome è stato purtroppo per lungo tempo ricordato solo da chi ebbe la fortuna di possedere (o la lungimiranza di conservare) uno degli apparecchi da essa prodotti. La Hirtel, difatti, cessò le proprie attività molti anni prima della comparsa di internet, senza clamore e senza eredità. La società aveva sede presso il capoluogo piemontese al numero 30 di Corso Francia, a due passi dal centro storico. In quei tempi felici era ancora possibile sognare un impiego nel settore dell'elettronica e della stereofonia, vicino a casa, con un contratto dignitoso e senza l'incubo di una forzata emigrazione verso chissà quali paesi transoceanici. Non nascondo, mentre scrivo, l'invidia che provo nei confronti dei tecnici che poterono lavorare e mettere a frutto il proprio entusiasmo, la propria passione e la propria preparazione scientifica presso la Hirtel. Come cittadino torinese e come sincero stimatore di questa azienda purtroppo scomparsa, m'è sembrato per tanto quasi doveroso dedicare una pagina ai prodotti dello storico marchio subalpino, prima che esso cada in un ingiusto oblio.
La società era già in piena attività negli anni '60 del novecento, epoca in cui i tubi elettronici erano ancora largamente utilizzati come dispositivi di potenza. Il mio primo contatto con le elettroniche dell'azienda avvenne però alla fine degli anni '70, quando mio padre acquistò - rigorosamente di seconda mano - un piccolo impianto ad alta fedeltà, modesto ma ben assortito. L'amplificatore alla base della catena audio era un Hirtel 4040A della serie Point Three. All'epoca ero un ragazzino, e certamente gran parte della mia attuale simpatia verso il marchio torinese discende dal giovanile entusiasmo con cui accolsi l'ingresso in casa di questo impianto, ai miei occhi sofisticatissimo, soprattutto se rapportato a qualunque oggetto la mia famiglia avesse precedentemente impiegato per ascoltare musica.
Questa iniziale simpatia -
epidermica, se si vuole - si è tuttavia evoluta, dopo decenni di ascolto
ininterrotto, in stima ed ammirazione autentica per i prodotti posti sul
mercato dall'azienda. Le soluzioni progettuali, costruttive ed
estetiche della Hirtel rimangono anche oggi quanto più si avvicini alle mie
esigenze ed ai miei gusti personali.
Gli amplificatori Hirtel a stato solido, così come quelli a tubi
elettronici, sono muniti di una moltitudine di controlli che consente di
adattare il suono all'ambiente d'ascolto, alla sorgente in uso o anche
semplicemente ai gusti ed all'udito di ciascuno. Personalmente
rimpiango molto questo tipo di filosofia costruttiva, sacrificata
sull'altare di una presunta "purezza sonora" tutta da dimostrare all'atto
pratico, con buona pace di chi si trova a dover collocare il proprio
impianto in locali per nulla ideali senza disporre neppure di un misero
controllo di tono. E' mia ferma opinione che il suono degli
amplificatori Hirtel, controlli di tono o meno, controreazione o no,
sia sempre attuale.
Non posso che elogiare, inoltre, l'affidabilità e la longevità di
questi dispositivi. Il mio primo Hirtel 4040A è ormai in funzione da
tre decenni e non oso nemmeno calcolare quante ore di esercizio abbia accumulato
sulle sue spalle. Nonostante ciò, ha necessitato finora di due
sole riparazioni - una per canale - dovute in realtà ad un uso improprio:
squattrinato come sempre, "osai" impiegarlo per lungo tempo come
amplificatore per strumenti musicali in esibizioni dal vivo. A
guardar bene, anche ciò dice molto circa la robustezza di questi
apparecchi, e a quali torture possano essere sottoposti (quasi)
impunemente.
Alla fine degli anni '80 mi capitò di leggere, retrospettivamente,
alcuni articoli pubblicati dalla gloriosa e mai abbastanza rimpianta
rivista Stereoplay, di cui l'amico Renzo Lazzarini conservava
gelosamente una cospicua collezione. Si trattava di prove di
laboratorio e d'ascolto relative ad amplificatori Hirtel della serie
Andromeda. Il commento dei recensori era entusiasta,
soprattutto perché gli apparecchi in prova mostravano di superare
generosamente i dati di targa forniti dal produttore su praticamente
tutti i parametri considerati. In particolare, la
potenza R.M.S. era superiore di un buon 20% rispetto al valore nominale.
Un caso di understatement comunicativo oggi rarissimo, se
non del tutto estinto, che fa davvero onore all'azienda torinese.
L'ultimo contatto diretto che ebbi con la Hirtel risale al 1988 circa e fu in
occasione di una delle riparazioni già menzionate. La sede si era
nel frattempo spostata in Corso Potenza, e feci non poca fatica ad
individuarla e raggiungerla in autobus. Il tecnico cui consegnai
l'amplificatore mi riferì che l'azienda era nel frattempo passata al settore
degli apparecchi industriali (si trattava di elettroniche di controllo, che io
ingenuamente scambiai per antifurti coprendomi di ridicolo). La
riparazione, comunque, fu eseguita con vera maestria.
Venne anche ricostruita una copia esatta del connettore pre-finale che avevo
dimenticato di consegnare assieme all'apparecchio, segno che i tecnici
dell'azienda ben ricordavano il glorioso periodo dell'alta fedeltà.
In seguito presi l'abitudine di verificare periodicamente l'indirizzo
dell'azienda sulla guida telefonica di Torino. La sua presenza,
garanzia di un'assistenza tecnica celere e competente di cui la Hirtel aveva
sempre fatto gran vanto, in un certo senso mi rassicurava. Un
anno - non ricordo esattamente quale - il nome Hirtel scomparve dagli elenchi
per non tornare più. Quasi un segno del destino, scomparve
assieme ad esso l'entusiasmo del pubblico per l'alta fedeltà e la buona musica. ABBIAMO
BISOGNO DELLA VOSTRA COLLABORAZIONE!
Queste
pagine sono in costante aggiornamento ed espansione. Se possedete
apparecchi Hirtel e volete che siano esposti in questo museo, se avete
immagini, dati o nozioni storiche riguardanti la ditta Hirtel e la sua
gamma di prodotti, o se volete raccontare la vostra esperienza personale
con le elettroniche dell'azienda, siete
vivamente incoraggiati a scriverci.
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