Il
catalogo Hirtel per l'anno 1962, il più antico finora noto,
eredita a suo modo l'impostazione
scientifica e divulgativa dei Bollettini Tecnici Geloso. In esso
è quindi presentata con gran copia di dettagli tecnici e schemi applicativi
l'invenzione di un circuito innovativo, battezzato "Highline" e legato a doppio nodo
all'impiego di due trasformatori d'uscita di tipo speciale, che sarebbe stato
oggetto di brevetto.
Abbiamo chiesto in merito l'opinione di due cultori della materia di indubbia preparazione tecnica: Emilio Ciardiello, elettrotecnico partenopeo con decenni di esperienza alle spalle nonché redattore del Radiomuseum Stiftung di Lucerna, e Pier Paolo Ferrari, giornalista ideatore della rubrica Gold Classic sulla rivista Stereo Hi-Fi, collaboratore di Audion e attualmente articolista stabile della celeberrima rivista specializzata Suono, per la quale cura due rubriche fisse. Entrambi hanno generosamente risposto alle nostre domande con scritti che, per spessore tecnico, hanno valore di saggio. Emerge dalle loro parole un quadro assai lusinghiero della Hirtel e dei suoi prodotti.
Marco
Gilardetti
MVH: Emilio, dopo aver preso visione degli schemi applicativi del circuito Highline, cosa può dirci in merito alla sua originalità, e quali risultati qualitativi si possono prevedibilmente trarre da esso?
Emilio
Ciardiello: ho dato un'occhiata ai circuiti ricevuti
e sono rimasto piacevolmente sorpreso per la semplicità e l'ingegnosità
delle soluzioni adottate. In genere, difatti, in amplificatorini mono o bivalvolari si tendeva a prediligere la massima potenza, accettando come contropartita una certa distorsione. In entrambi gli amplificatori Highline invece sono utilizzati due anelli di reazione: alla reazione sul pentodo finale, derivante dal collegamento di alimentazione della griglia schermo, si aggiunge un secondo anello, dal secondario del trasformatore d'uscita al triodo pilota. Tale configurazione certamente garantisce un'ottima linearità ad ogni livello d'ascolto. Probabilmente la presa per il collegamento alla griglia schermo era intorno al 20% del primario. Sarebbe interessante fare una prova con un trasformatore d'uscita di tipo universale, di quelli con più prese sul primario. La polarizzazione fissa di griglia può anche essere sostituita con un circuito di autopolarizzazione sul catodo del pentodo. Decisamente varrebbe la pena provare questi circuitini, magari collegandoli a diffusori ad alta efficienza, come dei bass-reflex piatti a parete.
MVH: Riguardo all'esistenza di un brevetto, ritiene possibile che il circuito Highline fosse stato effettivamente brevettato? E in particolare qual è, o quali sono, i dettagli innovativi e meritevoli di registrazione?
Emilio
Ciardiello: per quanto riguarda l'esistenza di
brevetti, si possono fare diverse ipotesi, tenuto presente
che il circuito ultralineare era certamente già noto nei primi anni
'50, essendo trattato, tra l'altro, nel Radiotron
Designer's Handbook, 1953. La
terza ipotesi, secondo me la più corretta, almeno dal punto
di vista della protezione industriale, è quella del deposito di
un modello di utilità sui gruppi HRT/202 ed HRT/204, ciascuno con
due trasformatori d'uscita con presa per griglia schermo, visti
come dei componenti innovativi.
MVH: Pier Paolo, giriamo anche a lei la stessa domanda rivolta ad Emilio Ciardiello: cosa può dirci in merito all' originalità del circuito Highline, e quali risultati qualitativi sono stati tratti da esso?
Pier
Paolo Ferrari: ritengo che effettivamente, all’inizio
degli anni sessanta, la ditta torinese Hirtel abbia progettato un
circuito a valvole innovativo da impiegare su amplificatori di piccola
potenza. L’esigenza nasceva dal fatto che non tutti gli
appassionati potevano permettersi apparecchi hi-fi costosi, anche
perché la neonata stereofonia imponeva di raddoppiare praticamente i
componenti dell’impianto audio con un evidente innalzamento dei
costi. Se fino al 1958, infatti, si ascoltavano
le registrazioni in maniera monofonica con un solo amplificatore ed un
solo diffusore, dopo l’avvento della stereofonia le incisioni a
due canali dovevano comprendere una testina fonografica che leggesse i
due solchi dei dischi, più un amplificatore stereofonico che
comprendesse due distinti canali e due diffusori, sinistro e
destro.
Per contenere i prezzi degli apparecchi hi-fi, molte ditte si
adoperarono per costruire sistemi amplificatori integrati che
impiegassero poche valvole e pochi componenti e che potessero restituire
però ugualmente contenuti di qualità. Un
esempio di circuito storico che fu progettato nell’agosto del 1957
dalla famosa Mullard è stato lo Starvation, denominato anche 3+3
Quality Amplifier, che utilizzava solamente tre valvole e che
poteva offrire una potenza di 3 Watt per canale. Questo
circuito diede l’impulso a molti autocostruttori per assemblare i loro
primi amplificatori ben suonanti a basso costo, ed anche io nei
primi anni sessanta ne realizzai alcune versioni ottenendo una qualità
di ascolto molto buona.
Il punto di forza del circuito Highline risiede nello stadio di uscita e
cioè riguarda il triodo pilota, il pentodo finale di potenza e
non di meno la particolare costruzione del trasformatore di
uscita, in stretta simbiosi gli uni con l’altro. In
realtà i circuiti Highline sono due, identici fra loro, con
la sola variante che in uno la Hirtel impiega le sezioni triodo e
pentodo della valvola ECL82 e nell’altro una sezione del doppio-triodo
ECC83 ed un pentodo di potenza EL84. Anche i trasformatori
di uscita, siglati HRT-202 e HRT-204, sono sostanzialmente
identici e, nella versione stereofonica che può essere
assemblata, essi sono contenuti nell’originale involucro
metallico prodotto dalla Hirtel. Nella prima versione con la
valvola ECL82 si può ottenere una potenza di uscita massima di 3 Watt
con distorsione armonica non superiore allo 1,3% e impedenza primaria
del T.U. del valore di 5000 Ohm; nella seconda versione con
la valvola EL84 si ha un incremento della potenza massima a 4,2 Watt con
distorsione armonica non superiore allo 1,5% ed un’impedenza primaria
del valore di 5500 Ohm. Entrambi i circuiti, stando ai
dati di catalogo, permettono di arrivare ad
una risposta lineare in frequenza da 20 Hz fino a 18000 Hz entro ± 1
dB. Come si nota, una banda passante che rispetta
pienamente i requisiti dell'alta fedeltà.
E’ opportuno sottolineare quindi la peculiarità del circuito Highline
perché, mentre nei circuiti convenzionali ed anche in quello
famoso dello Starvation-Mullard, la griglia schermo del tubo
finale di potenza viene sempre collegata al capo finale del T.U. (mentre
l’altro capo è direttamente inserito nel suo anodo), in questo
punto esso "subisce" una sorta di prima controreazione a tutto
vantaggio della linearità di risposta. Inoltre il segnale
presente sulla griglia schermo viene ulteriormente rimandato,
tramite la resistenza del valore di 220 KOhm, alla placca della
sezione triodo pilota (sia con la valvola ECL82 e sia con la sezione
triodo della valvola ECC83) subendo una seconda controreazione
definitiva. Da ultima è presente la controreazione negativa
classica vera e propria, che è ottenuta per mezzo della
resistenza di 27 KOhm tra l’avvolgimento secondario del T.U. ed il
catodo della sezione triodo del tubo pilota. In questo caso
viene applicato un forte tasso di controreazione che riduce in maniera
considerevole la potenza di uscita del pentodo finale che si attesta a
quella prevista dal costruttore favorendo non poco le eccellenti
caratteristiche di risposta in frequenza e di bassa distorsione armonica
totale, molto simili a quelle che si possono ricavare da un
push-pull classico con due valvole di potenza.
MVH: Riguardo all'esistenza di un brevetto, ritiene possibile che il circuito Highline fosse stato effettivamente brevettato?
Pier Paolo Ferrari: ritengo che la Hirtel lo avesse registrato davvero. Chiaramente non ho la certezza ma all'epoca ricordo che alcuni miei amici, più adulti e competenti di me, parlavano spesso dei circuiti Hirtel e degli apparecchi a valvole della Casa. Lo staff tecnico Hirtel era molto preparato e competente, e le innovazioni prodotte, specialmente quelle sullo studio dei circuiti, venivano registrate e pubblicizzate proprio per distinguersi dagli altri costruttori.
ABBIAMO
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Queste
pagine sono in costante aggiornamento ed espansione. Se possedete
apparecchi Hirtel e volete che siano esposti in questo museo, se avete
immagini, dati o nozioni storiche riguardanti la ditta Hirtel e la sua
gamma di prodotti, o se volete raccontare la vostra esperienza personale
con le elettroniche dell'azienda, siete
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Marco Gilardetti e Fulvio Lo Martire; tutti i diritti sono
riservati. Ultimo aggiornamento: Apr 2010.
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