HIRTEL

  LA POSTA DEGLI ASCOLTATORI

Sono raccolti di seguito i commenti,  le annotazioni tecniche ed i ricordi di chi ha posseduto o ha avuto occasione di ascoltare gli apparecchi Hirtel ed ha voluto condividere la propria esperienza con gli altri visitatori del Museo Virtuale. Scriveteci anche voi e raccontate agli altri lettori la vostra esperienza!

 

 

  Testimoni di una tecnologia dal sapore umano

25 Luglio 2011   

     di Michele Ras

Sono nato a Torino, fin da 14enne appassionato di HiFi e di musica. Era il 1970-1971 e mi affacciavo, insieme ai miei studi di agraria, al mondo della musica ed anche a quello affascinante e misterioso dell'elettronica [...]. Non disponevo di somme adeguate per acquistare apparecchi HiFi: mi era solo consentito sognare sulla rivista SUONO che, "facendo la cresta" sui resti della spesa e delle commissioni familiari, potevo qualche volta acquistare. Conoscevo però le caratteristiche di tutti i componenti! [...]
Fu così che conobbi la serie Point Three HIRTEL: in una bella recensione di SUONO. Meravigliosa la linea del design, ottima la scheda tecnica, nulla da dire. Ed il prezzo... abbordabilissimo. E poi, una società costruttrice di Torino! Fu un colpo di fulmine. Ma... ancora troppo oltre le mie disponibilità economiche, seppure nel mio cuore avevo deciso che "quello" era l'ampli che avrei scelto per me, e nessun'altra marca mi avrebbe fatto desistere.
Passarono alcuni anni; il collegio finì e iniziai il mio percorso del lavoro, accantonando per un periodo la mia passione per la musica. Fu nel 1976, verso il mese di novembre. Ero a Genova. In Via San Luca in un negozietto lo vidi. Era lui: il meraviglioso 4040A Point Three series. Nuovo. Un po' polveroso nella vetrina che ospitava moltissimi altri apparecchi HiFi. Ma era lui che volevo. Ed era anche in "offerta speciale". Tanto speciale che chiesi al negoziante il perché di quel prezzo: <<è usato per caso>>? <<Nu, nu ou l'è neuvu>>, mi rispose in dialetto zeneize. Me lo imballò nella sua confezione originale e lo portai con me in Piemonte, nel Monferrato casalese dove lavoravo in quel periodo. Delicatamente, nel riporlo sul ripiano in legno del cassettone e nell'inserire i contatti, non potei fare a meno di pensare all'accuratezza delle mani che avevano costruito un oggetto così bello e funzionale. E le ringraziai nel mio cuore, di poterlo possedere. Avevo coronato un sogno! [...]
E tutto rimase così, invariato, per parecchi anni. Fino al 1988. Vivevo ormai qui a Genova, sposato. Spesso la sera ascoltavo musica. Il mio piccolo ma funzionale impianto era "stivato" dietro gli sportelli della libreria. E questo fu un errore: dimenticai l'impianto acceso in cuffia senza segnale per una settimana ed il povero amplificatore ci rimise i finali! [...]
Oggi ho accoppiato all'Hirtel un receiver Marantz 2238 del 1979: [...] conosco bene la stima di Saul Marantz per la Hirtel ed è per questo che mi piace tenerli accanto nell'ultimo ripiano della mia scrivania. Due testimoni di una tecnologia dal sapore umano, esempi di una ricerca e di un'accuratezza fatta da persone che amano la musica e comprendono bene quali movimenti interiori dell'animo sanno muovere queste "armoniche frequenze". Vi era poesia e sentimento nel creare questi strumenti; nello sceglierne accuratamente le fasi progettuali ed i componenti. Nell'assemblarli con accuratezza e precisione. Ancora oggi se ne coglie l'essenza [...]. Ed è proprio per questo che continuo a pensare con amicizia e simpatia (ed anche affetto, perché no? Perché è quello immutato dei miei vent'anni) alla Hirtel ed alle persone che hanno creato i suoi bellissimi prodotti.

 

 

  Pedigree sonoro Hirtel

04 Luglio 2008   

     di Alain Orlandini

Ho letto con grande interesse l'intera scheda dedicata alla Hirtel,  per la quale volevo fare i complimenti al dott. Marco Gilardetti per il minuzioso ed ineccepibile lavoro;   non nascondo che leggendo e guardando le varie foto ogni tanto mi veniva la "lacrimuccia" a pensare a quei bei vecchi tempi andati...   Tra l'altro (forse l'avevo già detto in passato),  ebbi modo di avere in casa per un mesetto un esemplare del 4040,  che mi fu dato come... "macchina di cortesia" dal mio negoziante di fiducia (che trattava regolarmente il marchio) in attesa che il mio ampli di allora (Kenwood KA6100) venisse riparato per un problema all'alimentazione.  Correva l'anno 1981,  ne è passato di tempo...   In quel mese ebbi modo di "tastare" il "pedigree" sonoro del 4040;   immediatamente avertii una differenza rispetto al giapponese:   a parità di diffusore (le mie gloriose Achromat400 della Goodmans, 3 vie) il 4040 sembrava avere un suono più preciso e molto più neutro,  meno "sparato" del KA6100,  soprattutto alle basse frequenze,  impressione che mi fu confermata quando ritornò il mio ampli dopo la riparazione.
Come già messo in risalto dalla scheda,  tra le varie caratteristiche offerte,  questo modello spiccava per una attenzione progettuale verso quella problematica che ancora non si affrontava al tempo,  ma che aveva un'enorme importanza verso la resa finale in ambiente:   un tentativo - tramite apposito compensatore - di adattare all'ambiente d'ascolto il suono finale,  cosa che nessun apparecchio della sua classe (ma anche di quelle più elevate) tra i marchi concorrenti offriva al tempo,  a mia memoria.   Insomma,  passai un mese piacevole in compagnia del 4040,  e non nascondo che,  ritornando al suono del KA6100,  risultò palese quel "gonfiore" in gamma bassa caratteristico di quest'ultimo ed al quale non davo molto peso in precedenza,  forse perchè ero assuefatto acusticamente.
Altra cosa che proprio non sapevo è che la Hirtel era l'importatore & distributore di uno dei marchi storici dell' HiFi USA:   Dahlquist;   il modello DQ10 rimane una delle pietre miliari nel campo dei diffusori,  ricordo che al tempo era reputatissima per qualità di emissione e tecnica costruttiva.

 

 

  Che salto nel passato!

17 Maggio 2008   

     di Maurizio Luce

Salve a tutti, Sono Maurizio da Roma, e ho un ricordo da condividere a proposito della gloriosa Hirtel! Ci fu una mostra ("Il Suono", che si teneva tanto tempo fa nella Capitale verso la fine degli anni Settanta), e lì udii il più bel suono che io abbia mai ascoltato nella vita, anche a distanza di vari anni: suonavano ampli a valvole Hirtel (credo fossero quelli della serie "MAGNIFICENT SOUND", mi ricordo solo dei misteriosi e lussuosi "cosi" scuri, larghi e bassi) che multiamplificavano un sistema Sequerra (subwoofer e supertweeters di cui non ricordo il modello, e Pyramid Metronome Met7 MK1 a centro banda).
Ricordo la mia enorme impressione nel "vedere" Christopher Cross che cantava Sailing praticamente dal vivo, in piedi marmoreo davanti a me, gli strumentisti distribuiti nello spazio in 3D (non solo in larghezza ma anche e soprattutto in profondità: col sax un metro dietro(!) e la batteria ancora piu' dietro) e non ci credevo, giravo intorno per godere di quella stupefacente sensazione!
Aggiungo che, poche sale appresso, c'era un sistema MacIntosh che costava un ordine di grandezza di più, ma non aveva niente a che vedere con Hirtel & Sequerra. Tanti anni dopo, sono riuscito a comprarmi QUEGLI altoparlanti, ma purtroppo per l'amplificazione credo sia impossibile! Sicuramente in seguito saranno stati costruiti apparecchi mille volte migliori, non ho dubbi, ma io... non ho mai sentito nulla di meglio, da allora.
Comunque: grazie Hirtel per aver progettato apparecchi del genere, e grazie a voi per tenere in vita almeno il ricordo di chi ha progettato elettroniche di tale qualità!

 

 

  Magnifici amplificatori

21 Gennaio 2008   

     di Christian Chiavario

Sono capitato casualmente sul sito dedicato alla Hirtel e ho letto con interesse quanto ivi riportato. Le scrivo perché vorrei dire anch’io qualcosa a proposito di questi magnifici amplificatori. Premetto che sono da sempre un appassionato di alta fedeltà e che mi dedico praticamente alla progettazione e costruzione di amplificatori e preamplificatori audio.
Ho cominciato a ”smanettare” (se mi è concesso il termine) proprio sull’hirtel 4040A di mio padre, sfilandone il coperchio non avvitato e curiosando al suo interno per cercare di capirci qualcosa. All’epoca avevo circa 12 anni, e ovviamente mio padre era estremamente preoccupato di vedere danneggiato il suo gioiello. Di lì è cominciata la mia passione, che ha raggiunto il culmine, quando, qualche anno dopo, ho cominciato ad ascoltare la musica che mi piaceva veramente e ad apprezzare particolarmente il suono di quel apparecchio. Collegato ad una coppia di Coral CX 7 (3 vie con woofer da 30 cm) e ad un giradischi Lenco L78, era il massimo. Ebbene, non ho mai dismesso questo impianto che ancora oggi, dopo 32 anni di duro lavoro (timbro CQ controllo qualità datato 1976), suona egregiamente nel mio salotto. Nonostante io abbia costruito un valvolare in pura classe A (schema Williamson), rimango ancora dell’idea che i 4 finali 2N3055 diano filo da torcere in termini di suono “caldo” al mio finale a valvole, ma soprattutto a tanti altri amplificatori moderni sui quali francamente non spenderei un euro.
Concludo con una nota che vuole riprendere un discorso sul quale da sempre appassionati di suono hanno discusso: i controlli di tono. Per quanto mi riguarda appoggio tranquillamente l’idea di poter “ritoccare” il suono perché esso è decisamente influenzato dall’ambiente nel quale viene riprodotto. Inoltre dipende fortemente dal tipo di diffusori adoperati e soprattutto dal tipo di sorgente (cd, vinile ecc). Vediamola anche da questo punto di vista: tutti i cd, i dischi ecc. sono stati registrarti secondo il gusto del mixerista o del tecnico del suono e sicuramente non secondo le nostre preferenze. Alcune incisioni sono a mio avviso “disastrose” e devono quasi per forza essere corrette. Altre sono esasperate nelle gamme dei bassi e degli acuti. In definitiva concordo con coloro che sostengono la presenza dei controlli audio all’interno della catena di amplificazione. Alla fine il suono è a noi che deve piacere!
Ritornando al mio vecchio finale hirtel, credo proprio che dedicherò un po' di tempo per risistemarlo a cominciare dai potenziometri e dai condensatori di filtro sull’alimentazione. Il tempo e le varie feste nelle quali l’ho orgogliosamente usato lo hanno logorato un po’, ma sono sicuro che tornerà a “cantare” come prima. Spero di non essermi dilungato troppo. Un saluto a tutti gli appassionati del genere.

 

 

  Una questione di coraggio!

23 Dicembre 2007   

     di Massimo Lombardo,  Genova

Buongiorno, Vi sono grato per aver dato spazio alla società Hirtel di Torino. Io negli anni 70 (quando avevo circa 17 anni) ho avuto il coraggio e la curiosità di provare il modello di amplificatore 4040A. Dico coraggio perché in quell'epoca chi non aveva i soliti impianti giapponesotti era considerato "fuori moda" (i critici espertoni dell'epoca facevano una pubblicità esasperata a tali apparecchi). Invece io sono stato attratto dalla sobrietà della linea e soprattutto dalla particolarità di alcune caratteristiche. Il compensatore ambientale regolabile, tutti gli ingressi e le uscite comandabili con pratiche leve e soprattutto la possibilità di distacco tra il preamplificatore e l'amplificatore finale, ne facevano nella sua gamma di prezzo (cosa da non sottovalutare) un apparecchio da sogno. Ovviamente il mio acquisto fu condizionato dall'ascolto di un pezzo dei Pink Floyd riprodotto su piatto "superscope" by Maranz, con braccio a "s" e che conservo ancora. La costruzione interna, a me da sempre appassionato di elettronica, appariva ordinatissima per l'epoca, e lo stadio finale, in un periodo in cui facevano la loro comparsa degli "orridi" circuitoni integrati (sempre di provenienza orientale) era composto da due moduli identici con componenti discreti.
Vi ringrazio per avermi dato la possibilità di parlare di questo mitico apparecchio che mi fu rubato alla fine degli anni 80. In questi giorni sto cercando sulla rete di ritrovare per acquistarlo o il 4040a o il 6060a (quello con i VU-meter) ma purtroppo spesso chi ha questi apparecchi li vende a prezzi per me non accessibili. Se riuscirò nella mia impresa non mancherò di mandarVi le foto. Cordiali saluti, Massimo.

 

 

  Hirtel, suono "sincero"

23 Ottobre 2007   

     di Marco Vaccarino,  Torino

Buona sera, mi chiamo Marco, ho 39 anni e scrivo da Torino: ho acquistato alcuni mesi fa da un amico riparatore un Hirtel 250A e da allora cercavo informazioni su questo amplificatore e sulla Hirtel in generale. Trovare il Suo sito è stata veramente una piacevolissima sorpresa. Appena riuscirò a fare qualche foto dell'amplificatore sarà mia cura inviarla alla Sua attenzione, ma premetto che come mi piacciono gli amplificatori "d'annata" così mi piacciono le macchine fotografiche d'annata, quindi non avendo una digitale dovrò farLa aspettare un pochino.
Comunque, malgrado un piccolo ronzio di fondo non dipendente dal volume (penso che ci siano alcuni condensatori elettrolitici da cambiare) il suono è veramente ottimo, dinamico e aperto: un abisso rispetto ai freddi e taglienti amplificatori anche blasonati giapponesi, e meno "sornione" e "piacione" rispetto ad amplificazioni europee del periodo (leggasi Philips, Marantz). Direi... "sincero". Cordiali Saluti, Marco. 

 

 

 

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Queste pagine sono in costante aggiornamento ed espansione.   Se possedete apparecchi Hirtel e volete che siano esposti in questo museo,  se avete immagini,  dati o nozioni storiche riguardanti la ditta Hirtel e la sua gamma di prodotti,  o se volete raccontare la vostra esperienza personale con le elettroniche dell'azienda,  siete vivamente incoraggiati a scriverci.

© Marco Gilardetti e Fulvio Lo Martire; tutti i diritti sono riservati.   Ultimo aggiornamento: Lug 2011.

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